L’on. Sandro Principe sull’attuale questione relativa alla città unica Cosenza, Rende, Castrolibero
Insieme a tutte le forze democratiche, alle associazioni culturali, a molti docenti universitari e a migliaia di cittadini di ogni ceto sociale, stiamo conducendo una appassionata battaglia di opposizione all‘insano tentativo di annessione della nostra bella città da parte del Capoluogo di provincia.
Tutto ciò avverrebbe mediante l’approvazione di una proposta di legge regionale, ad iniziativa di alcuni consiglieri di destra, che vorrebbero far nascere un nuovo comune dalla fusione a freddo di Cosenza, Rende e Castrolibero. Questa operazione autoritaria, ideata, organizzata e diretta dalla famiglia dell’attuale presidente della regione, costituisce un classico esempio della cosiddetta “eterogenesi dei fini “, giacché si parla di fusione di tre comuni per dar luogo ad un nuovo comune, ma, in realtà, si tratta dell’annessione per incorporazione di Rende e Castrolibero nel comune di Cosenza, con il risultato di unificare i servizi delle tre realtà senza la elaborazione di un progetto esecutivo di gestione comune e senza la necessaria sperimentazione per verificarne efficacia e funzionalità.
Inoltre, agendo in tal modo, i cittadini di Rende e Castrolibero sarebbero costretti ad accollarsi ed a pagare lo stratosferico debito cosentino. Oltre a conferire gratis al nuovo ente il notevole patrimonio di proprietà (certamente ciò vale per Rende).
Cosenza, infatti, versa in stato di dissesto finanziario, con un deficit accertato di gran lunga inferiore a quello reale (almeno cosi afferma il sindaco in carica). Mentre Rende non è retta da rappresentanti democraticamente eletti ma da una terna di commissari, a seguito dello scioglimento del Consiglio per supposte infiltrazione della delinquenza organizzata, per presunti errori di alcuni amministratori. Un marchio che la comunità rendese onesta, laboriosa civile, colta, evoluta, e benestante assolutamente non merita. Un’onta che va lavata al più presto.
Bene ha fatto, quindi, il presidente Barbieri del FCNN, dell’associazione cioè che coordina a livello nazionale le fusioni tra comuni, a bocciare sonoramente la proposta di legge per l’annessione di Rende e Castrolibero da parte di Cosenza, denunciando che ci sarebbe, in tema di fusioni, “un Caso Cosenza”, indicato in termini chiaramente negativi. Proprio per le situazioni critiche in cui versano i due comuni più importanti, uno per vicende finanziarie e l’altro per una evidente questione democratica. Barbieri lascia intendere che lo studio di fattibilità del prof. Luigino Sergio (brandito come una scimitarra da un generale che ha appeso la spada al muro e dal consigliere regionale Caputo), deve essere considerato al massimo come una base per avviare un democratico confronto e non certamente una bibbia non discutibile né emendabile. Ed, invero, i promotori spesso e volentieri straparlano per giustificare l’iniziativa, al punto da ricorrere a provate menzogne.
In una trasmissione televisiva, infatti, ricca di vuoti di memoria, al punto da dimenticare il grande lavoro di programmazione per l’Area Urbana fatto nei primi anni di questo secolo, con la elaborazione del PIT Serre Cosentine e del PSU Cosenza-Rende (i cui documenti andrebbero riletti e studiati), il Caputo ha affermato che la città unica avrebbe risolto il problema dei collegamenti tra Cosenza e l’Unical, a suo dire allo stato mancanti. Ignorando, però, che giornalmente il Consorzio dei Trasporti, magistralmente diretto dal Dott. Rocco Carlomagno, assicura ben 110/120 coppie di corse con contributo della Regione Calabria, di cui il Caputo è consigliere Regionale, fedelissimo del presidente Occhiuto. Peraltro, la gestione del Sen. Mario Occhiuto del Comune capoluogo, di cui il Caputo è stato punta di diamante, ha fatto fallire la Metropolitana Leggera Cosenza-Rende-Unical, già appaltata, facendo perdere ben 160 milioni di € di finanziamenti. Un danno strutturale e finanziario per il nostro territorio, che grida ancora vendetta. Circostanza gravissima che Caputo ha rimosso dalla sua memoria, conscio che ciò delegittima una classe dirigente che ha l’ardire di lanciare, con il consueto pressapochismo, una iniziativa delicata, che può generare molti danni se non realizzata con lucidità programmatoria ed efficacia realizzatrice.
È chiaro a quali menti siamo affidati? Con la supponenza, per giunta, di decidere con un colpo di bacchetta magica del destino di più di 100.000 cittadini, senza un progetto, senza idee sul da farsi e senza sperimentazione.
Ancora, al riguardo, Barbieri docet.
Ricorda, infatti, che si sarebbe, preliminarmente, dovuto procedere con la elaborazione del “Piano Regionale sulle Fusioni e sulle modifiche territoriali”, che avrebbe dovuto individuare le criticità e stabilire quali nuovi comuni far nascere attraverso l’istituto della fusione, a seguito di un efficace confronto con tutti i protagonisti, istituzionali e non, dei territori interessati.
È evidente che, accertate le criticità di bilancio e/o di programmazione e gestione dei servizi, prudentemente si sarebbe dovuta far precedere la fusione dalla sperimentazione della gestione comune dei settori individuati come critici, ricorrendo all’istituto della “Unione dei Comuni”, come noi da tempo proponiamo. A tal proposito, nei primi anni del secolo, negli incontri bisettimanali con Giacomo Mancini, mai si parlò di Città Unica; viceversa, si discusse molto della realizzazione, con un lavoro paziente e con il concorso di tutti, della più importante Area Urbana tra Napoli e Catania, poiché il nostro contesto territoriale possiede tutti gli elementi materiali ed immateriali per raggiungere tale traguardo.
Ed a proposito di area urbana, questa non sarebbe esistita senza la Nuova Rende, realizzata costruendo molte opere di area vasta come Metropolis, il viale Principe, il quartiere Europa, il Parco Acquatico, l’Unical (sviluppatasi nel disinteresse delle altre Istituzioni e con i relativi servizi tutti a carico del Comune di Rende senza alcun riconoscimento finanziario da parte dello Stato); a voler citare solo le opere più importanti.
Senza nessun confronto con le componenti politiche, sociali, economiche ed istituzionali dei territori, si vuole procedere con un’iniziativa calata dall’alto, destinata a dividere piuttosto che unire, in materia molto delicata, mentre si dovrebbe fare l’esatto contrario e cioè partire dal basso, discutere, approfondire, convincere, poiché agire con colpi di maggioranza sarebbe una vera follia.
Il Presidente Occhiuto rifletta bene, fermi l’iniziativa irresponsabile, agisca con saggezza, non si renda protagonista di un disastro annunciato. Favorisca il dialogo tra i territori per una gestione comune ed efficiente dei servizi, ricorrendo all’istituto dell’Unione tra Comuni. Se poi realmente ha a cuore la questione, promuova la elaborazione del “Piano Regionale sulle fusioni e sulle modifiche territoriali”. Tenga presente, infine, che la storia di una comunità, non ha importanza se gloriosa o più semplicemente comune, appartiene a migliaia di uomini e donne e non si fa cancellare dal potente di turno.