Giornalisti in trincea, L’Ora della Calabria resiste

Comincia il periodo di resistenza per l’intera redazione del quotidiano regionale L’Ora della Calabria, che dopo la conferenza stampa di questa mattina ha deciso di occupare la redazione centrale di Rende

«Questa è la nostra resistenza, per conservare la nostra libertà di fare informazione». Resistere, è proprio la parola esatta. Resistere a quei poteri forti che negli ultimi giorni hanno cercato di calpestare la dignità di uomini e professionisti che «credono nella libera informazione e in questo giornale».

Giornalisti in trincea, L'Ora della Calabria resiste
L’Ora della Calabria

L’Ora della Calabria sta per chiudere o forse no. Tutto è in mano ad un liquidatore che, quasi fossero marionette, sta “giocando” con la vita di circa 70 lavoratori che, non appena arriveranno le lettere di licenziamento, andranno ad ingrossare le file dei disoccupati in Calabria, che in questo, ahinoi, ha il triste primato.

Eppure dopo la famosa «caccia sta cazz’i notizia» l’Ora sembrava aver ritrovato un equilibro, un futuro e soprattutto era diventata la voce della Calabria buona. E allora cosa è successo? Perché oggi i giornalisti, insieme al sindacato e al direttore, Luciano Regolo sono stati costretti ad occupare la redazione centrale? A queste risposte non sanno rispondere neppure loro. O meglio non sanno cosa sia successo negli ultimi giorni, cosa abbia portato il liquidatore, Bilotta, a sospendere le pubblicazioni e oscurare persino il sito internet, mettendo cosi un vero e proprio «bavaglio» a quella voce, ormai libera e sempre dalla parte della verità.

Sulla vicenda sono calate, sin da subito, molte ombre. «Aspetti oscuri e strani, su cui solo la magistratura potrà fare chiarezza». Proprio così: il procedimento di liquidazione messo in atto da Bilotti non è sicuramente limpido, anzi sono troppe le cose che non tornano. E finché non verranno dati chiarimenti circa queste pratiche l’Ora delle Calabria continuerà a presidiare la redazione, per dignità umana e professionale. La Calabria ha bisogno, più che mai, di un’informazione libera e plurale e loro non ci rinunciano a lottare per far si che questo (forse un sogno, vero) si realizzi.

La loro voce, sebbene non sia più nelle edicole e senza un sito web, deve arrivare tra l’opinione pubblica, che deve ribellarsi e dire basta ai soprusi. Stamattina il direttore del quotidiano, Regolo, insieme ai giornalismi e al segretario Fnsi, Parisi, ha tenuto una conferenza stampa, non per chiarire quanto sta accadendo alla testa (perché questo è poco chiaro persino a loro) piuttosto per portare alla luce quelle anomalie della liquidazione della C&C, la società editoriale del quotidiano regionale.

«Bilotti non ha comunicato né la sospensione delle pubblicazioni, né l’oscuramento del sito internet, che avrebbe avuto un costo irrisorio di tre euro al giorno – spiega il direttore Regolo – Tra l’altro il dominio di quest’ultimo risulta essere stato acquistato da un privato, sì dipendente della società editoriale, ma a titolo personale e per giunta prima della formazione della società C&C».

Non c’è dubbio per Parisi, per il quale l’oscuramento del sito internet altro non è che «censura». «Il liquidatore dovrà rispondere proprio di censura – spiega – Perché oscurare un sito internet è un procedimento che spetta alla magistratura».

Queste sono soltanto alcune delle cose che i giornalisti de l’Ora sono stati costretti a subire. Interrogativi, tanti, troppi, che però puntualmente vengono lasciati in sospeso. «Perché questo forte legame tra l’editore e lo stampatore De Rose? Perché non si è mai pensato di chiedere preventivi ad altre tipografie?», si chiede Regolo, per il quale «persino il contratto tra l’editore e lo stampatore è pieno di stranezze ed anomalie». Questa storia, dunque, è stracolma di forse, ma e di perché, che “assillano” giornalisti, direttore, sindacato e soprattutto opinione pubblica. Una storia dai contorti indefiniti, sulla quale i professionisti de l’Ora vogliono fare chiarezza il prima possibile, sperando che ad aiutarli stavolta ci sia la magistratura.

«Tutti devono subire e stare zitti, perché chi osa alzare la testa è destinato ad essere ucciso», commenta Regolo. Una triste realtà a cui, però, l’Ora non ha deciso di piegarsi. Il “cinghiale ferito” sta uccidendo tutti, forse, ma la loro resistenza verrà ricordata. Un gesto a cui la Calabria onesta guarderà sempre. Se l’Ora dovesse chiudere sarebbe una sconfitta per tutti. Una voce in meno in una terra che ha bisogno di essere raccontata e che necessita di denunciare abusi di potere.

Questo è quello che mancherà ai calabresi, quell’opportunità di ribellarsi che gli verrà negata. Per i giornalisti invece sarà una sconfitta doppia. Perché, come ha detto nel corso della conferenza stampa, il collega Marco Cribari, del Cdr «rischia di scomparire il nome di un giornale creato con i nostri sacrifici, col nostro sudore e anche col nostro sangue se pensiamo alla storia del collega Alessandro Bozzo».

Insomma, la squadra dell’Ora è in trincea, per la difesa dei fondamentali principi della democrazia. La sede di Rende (quella centrale, ndr) è occupata. Sono state già avvisate le autorità competenti e inizia, ufficialmente, il periodo di resistenza.