Carlo Petrassi de “La Terza Rende”: parte della nuova pista ciclabile è stata progettata e realizzata occupando la zona centrale del terreno destinato alla strada di collegamento tra il futuro ponte sul fiume Campagnano e la grande rotonda del viale Principe
Apprendiamo dagli organi di stampa dell’inaugurazione prevista per venerdì 22 marzo p.v. della pista ciclabile che collegherà, simbolicamente per tutti e nella realtà per i soli ciclisti e pedoni, il viale Giacomo Mancini di Cosenza con il viale Francesco e Carolina Principe di Rende.
Si può immaginare che molti cittadini e buona parte della politica dell’area urbana, considererà questa opera pubblica come un fatto estremamente positivo sia per l’intrinseco valore simbolico della stessa sia come esempio di una buona politica sostenibile, visto che si tratta dell’inaugurazione di una pista ciclabile. Su questi presupposti è certamente giustificata la soddisfazione di alcuni amministratori locali in carica.
Tuttavia ci chiediamo se questa piccola opera pubblica non sia anche il simbolo di una oramai atavica mancanza di lungimiranza di cui a nostro avviso soffre buona parte della classe dirigente politica dell’area urbana cosentina.
La pista ciclabile in questione è un’opera evidentemente accessoria pertanto sarebbe stato più logico costruirla contemporaneamente o successivamente all’opera principale, cioè il ponte stradale sul fiume Campagnano destinato a congiungere le due principali arterie di Rende e Cosenza, ossia viale Principe e Viale Mancini.
Ma vi è di più! La parte della nuova pista ciclabile costruita sul territorio di Rende è stata progettata e realizzata occupando la zona centrale del terreno che si dovrebbe utilizzare per la messa in opera della strada di collegamento tra il futuro ponte sul fiume Campagnano e la grande rotonda del viale Principe. Pertanto qualora si procedesse, come tutti auspicano, alla costruzione del raccordo stradale e del ponte tra i due viali, magnificamente immaginati e realizzati da Giacomo Mancini e Sandro Principe, bisognerà smantellare la pista ciclabile appena costruita con conseguente spreco di danaro pubblico oppure lo spazio rimasto sarà sufficiente per costruire le opere citate?
La domanda che ci poniamo rappresenta a nostro avviso uno dei tanti motivi per cui la logica imporrebbe la costruzione dell’opera principale prima e quella accessoria poi. Tutto questo non ci pare un esempio di lungimiranza politica, ma piuttosto ci sembra un “brodino tiepido” da rifilare ai cittadini.
Ricordiamo ancora una volta “alla politica che dovrebbe contare” che esiste un progetto già ultimato del ponte di collegamento tra i due viali in questione da anni dimenticato in qualche cassetto della Provincia di Cosenza. Progetto realizzato molto prima della pista ciclabile realizzata in questi giorni. Ci chiediamo se non sia finalmente arrivato il momento di tirarlo fuori da questo benedetto cassetto e realizzarlo oppure provvedere ad un nuovo progetto vista l’indubbia utilità dell’opera.
Chiediamo inoltre “alla politica che dovrebbe contare”, di avere la stessa determinazione dimostrata nel portare avanti il progetto della città unica, anche per la realizzazione di opere di cui si parla da almeno 30 anni e di cui non abbiamo ancora visto la posa di una sola pietra. Ci riferiamo al nuovo ospedale dell’area urbana cosentina, alla stazione ferroviaria dell’alta velocità a Rende, alla metropolitana leggera, allo svincolo autostradale di Settimo di Rende, quest’ultimo progettato e finanziato ma anche questo dimenticato in qualche cassetto di un ente pubblico nazionale. Speriamo che a queste opere di indiscutibile valore strategico per lo sviluppo dell’intera area urbana cosentina “la politica che dovrebbe contare” non preferisca anche qui il “brodino tiepido” di qualche opera accessoria come ci pare essere questo progetto di città unica, voluto prepotentemente dai vertici della Regione.