Pierpaolo Iantorno (RendeSì): negli ultimi giorni sono state pubblicate alcune notizie che meritano da parte nostra di essere attenzionate sul piano intellettuale prima che politico
Procediamo con ordine per fare sintesi e affrontiamo i primi due argomenti.
È stata aggiornata la classifica annuale nazionale, declinata poi a livello regionale, dei comuni più ricchi d’Italia per reddito pro-capite sulla base delle dichiarazioni rese al Fisco nel 2023 per l’anno 2022 (dati MEF su imponibile), meno poveri nel caso della nostra Calabria. Rende, la nostra città, si conferma al secondo posto dietro Soverato con un reddito pro-capite di euro 21.351 comunque sotto la media nazionale di euro 23.650. Storicamente Rende è stata sempre la prima città in Calabria, addirittura con un passato sopra la media nazionale e quasi in linea con i comuni della Lombardia, poi nell’ultimo decennio in particolare il declino si è manifestato pure in questo settore.
Questi dati, nel certificare che la Calabria resta la regione più povera d’Italia e quindi d’Europa, dimostrano che le politiche di governo nazionale e regionale sono risultate fallimentari o quantomeno inefficaci sul piano economico, sociale e fiscale. A livello centrale continua ad essere incompresa l’opportunità enorme, che poi è necessità nazionale, di intervenire strutturalmente per lo sviluppo del Mezzogiorno a beneficio dell’intero Paese, preferire scelte assistenzialistiche con bonus infiniti per spreco di risorse ingenti e favorire il sottosviluppo asservito al consenso elettorale. È di tutta evidenza che scelte corrette in tale direzione risultano impopolari nel brevissimo termine perché penalizzano la carriera politica degli eletti e relative ambizioni, ovvio che i rappresentanti del Sud sono i primi responsabili. A livello locale gli stessi dati cozzano poi con una realtà apparente di tutt’altra forma e sostanza in cui trova conferma la dilagante e dominante diffusione della cosiddetta area grigia.
Sono state anticipate da indiscrezioni giornalistiche le motivazioni della scelta, che noi riteniamo da sempre la più corretta razionalmente, dell’ubicazione del nuovo ospedale della provincia di Cosenza, se mai lo vedremo realizzato, ad Arcavacata di Rende in prossimità dell’UniCal ancora fresca dell’istituzione della nuova facoltà di medicina. Non scopriamo di certo l’acqua calda e già un anno fa ci eravamo espressi in merito con una riflessione di cui riportiamo i passaggi salienti. Il Presidente Occhiuto ha fatto sua l’idea della città unica, condivisa con il fratello Mario che pur aveva optato per un altro sito per il nuovo ospedale, e da commissario alla sanità, materia regionale di primaria importanza per chi governa, sottratta almeno formalmente per oltre un decennio alla politica, sa bene che la Costituzione riconosce alle regioni competenza esclusiva in materia di fusioni tra comuni. Non vuole apparire però in prima persona perché è altrettanto consapevole che il desiderio ovvero il bisogno deve comunque partire dai territori. Il peccato sta proprio nel fatto che, nella sostanza, è eticamente sbagliato imporre dall’alto un provvedimento del genere, senza che sia intervenuta una qualsivoglia richiesta da parte delle popolazioni dei territori interessati. Il Presidente sa che il nuovo ospedale deve stare vicino all’università per avere successo.
Vaglio Lise sarebbe un ripiego e sprecherebbe un’opportunità, più unica che rara, di sviluppo durevole per la ricerca scientifica, sanitaria, medica, tecnologica e tutto ciò che ne conseguirebbe. D’altro canto, non può prendersi la responsabilità di consentire che a Rende, dove già è allocata l’università, si vada pure a realizzare l’ospedale di Cosenza, per il quale era stata indicata la localizzazione a Vaglio Lise con tanto di studio di fattibilità ed esborso di pubblico denaro. Deve darne conto ai suoi concittadini. Ed ecco allora che il Presidente, con il favore silenzioso ma fortemente interessato del Magnifico Rettore e dei suoi più stretti collaboratori, decide di prendersi tutto, Castrolibero compreso, e così scrivere una pagina importante nella storia di questa regione Bruzia. Aggiungiamo a queste ragioni anche la necessità di salvare e dare un futuro alla città di Cosenza, altrimenti destinata a morire per evidente stato di asfissia generale. Così facendo, il Presidente Occhiuto ottiene due importanti risultati politici.
Il primo è che la città unica non rappresenta più argomento di periodo propagandistico ed elettoralistico, ma è diventato un tema serio, dibattuto da tutti e pure dal basso, suscitando nel popolo il desiderio ovvero il bisogno; perciò, il secondo risultato, diretta conseguenza del primo, è che il grande interesse popolare e istituzionale che ne è scaturito costituisce proprio, paradossalmente, quella manifestazione dal basso necessaria alla legittimazione politica e pure costituzionale delle azioni proposte, approvate e da approvare per il tramite della sua maggioranza. In conclusione, ci viene da dire con polizza “a vita” su future regnanze, ma questa è tutta un’altra storia ancora da scrivere e leggere.