“Dopo il disastro di tutti questi anni, con procedure amministrative e gestionali che hanno destato forti dubbi sulla correttezza e legalità delle operazioni dell’Ente, soprattutto in merito al bando per i lavori da 35 milioni di euro mai partiti, con fondi stanziati ben nove anni fa e dopo l’inchiesta Cloaca Maxima che ha svelato i problemi di funzionamento del depuratore consortile di Coda di Volpe e lo stato di inquinamento del fiume Crati, era quindi necessario porre all’attenzione del Governo i problemi della gestione delle acque reflue nel cosentino e in Calabria.”
Così il deputato calabrese del M5S Alessandro Melicchio che ha ricevuto la risposta alla sua interrogazione sul Consorzio Valle Crati, ente che si occupa della depurazione di 19 comuni del cosentino.
Era stato lo stesso Procuratore della Repubblica di Cosenza, in audizione alla commissione ecomafie, a presentare un quadro allarmante per quanto riguarda l’impianto rendese di Coda di Volpe: “abbiamo dimostrato che il depuratore era uno strumento per inquinare. In buona sostanza, attraverso l’attivazione di un bypass, il personale della ditta che gestisce il depuratore, faceva confluire i reflui tal quali nel fiume Crati, determinandone l’inquinamento”.
Ma il parlamentare pentastellato ha evidenziato anche i ritardi per la costituzione dell’autorità idrica calabrese “Come ben segnalato nella risposta del Ministero, che evidenzia che la Regione Calabria è tra le Regioni che ad oggi non hanno ancora provveduto a dare piena attuazione al servizio idrico integrato, e che tale mancata attuazione comporta criticità organizzative, gestionali ed infrastrutturali, con grave pregiudizio per il territorio di riferimento, i problemi della nostra regione, anche su questo, sono stati e sono tanti. Per non parlare della liquidazione e dei rapporti con la Sorical. Sono questioni che riguardano tutti i cittadini calabresi, non solo per i problemi di inquinamento, visto che ancora oggi i Comuni in molte circostanze rischiano il dissesto proprio per pagare i debiti dell’acqua. Ci vuole un cambiamento profondo – conclude Melicchio – nel modo di intendere il governo di enti chiamati a garantire servizi essenziali per la comunità, con i soldi della comunità. Bisogna restituire questi Enti ai cittadini, togliendoli dal giogo della politica”.