Rende contro il taglio di due cipressi presso la Chiesa di Arcavacata

La lettera congiunta di Roberto Santopaolo, responsabile provinciale Lipu - Delegato Sezione Lipu di Rende (CS), Renè Puntillo, Presidente dell’Associazione L’Aquilone di Arcavacata (CS) e Pino Boccia, Responsabile Territoriale di Circolo VAS Rende - Cosenza e Comitato Alberi Verdi di Cosenza, per impedire il taglio di due esemplari arborei di cipresso ubicati presso la Chiesa di Arcavacata di Rende

La lettera congiunta di Roberto Santopaolo, responsabile provinciale Lipu – Delegato Sezione Lipu di Rende (CS), Renè Puntillo, Presidente dell’Associazione L’Aquilone di Arcavacata (CS) e Pino Boccia, Responsabile Territoriale di Circolo VAS Rende – Cosenza e Comitato Alberi Verdi di Cosenza, per impedire il taglio di due esemplari arborei di cipresso ubicati presso la Chiesa di Arcavacata di Rende

Domenica 17 dicembre scorso, il parroco don Mario Ciardullo, presso la Chiesa Gesù Misericordioso di Santo Stefano di Rende (CS), tra i vari avvisi settimanali, ha informato anche i fedeli che due piante di Cipresso, allocate al lato della Chiesa di Arcavacata e una terza più distante, saranno tagliate.

Rende contro il taglio di due cipressi presso la Chiesa di Arcavacata

Lo stesso parroco ha fatto riferimento ad una relazione tecnica da parte di un agronomo, senza però riferire le motivazioni che hanno portato a tale decisione. Solo successivamente, nella relazione tecnica si legge che le piante rappresenterebbero un pericolo per la pubblica incolumità.

La perizia tecnica è stata eseguita” tramite metodo V.T.A. ovvero un metodo che consente l’identificazione dei soggetti arborei a rischio statico attraverso l’individuazione ed il riconoscimento di sintomi esterni caratteristici.
Non si conosce l’età precisa dei due esemplari arborei, ma molto probabilmente sono stati piantumati in coincidenza con la tumulazione, nella piccola cappella laterale, dei coniugi Marietta Morelli e Giovanni Magdalone, risalenti al XIX sec. probabilmente intorno a fine ‘800.

Tutt’ora infatti si predilige non a caso, nei cimiteri, e non solo, questa essenza vegetale, perché la sua forma affusolata e slanciata verso il cielo, nonché la sua altezza, ne suggerisce un collegamento con la terra.

Le due piante sono esemplari centenari e rappresentano elementi identitari della Chiesa di Arcavacata e del suo antico borgo e per questo sono considerati anche beni storici e culturali per l’intera comunità nonché per le istituzioni.

Gli esemplari arborei, inseriti in questo contesto, sono anche tutelati dal REU (Regolamento Edilizio Urbanistico) a corredo del Piano Strutturale del comune di Rende (PSC).

A ciò bisogna aggiungere anche il valore ecosistemico delle due piante per la notevole quantità di anidride carbonica (CO2) e polveri sottili (MP10) trattenute e di ossigeno (O2) immesso nell’atmosfera in questi lunghi anni, funzione che continuano ancora ad espletare.

La loro folta e quasi impenetrabile chioma, inoltre, è un riparo e una protezione in inverno per centinaia di uccelli appartenenti a diverse specie ornitiche e in primavera è un importante sito di nidificazione per altrettanti specie di passeriformi protetti dalla Legge 157/92, come Verdone, Cardellino, Verzellino, Cinciarella, Cinciallegra, solo per citarne alcune.

Premesso ciò, queste associazioni, da anni impegnate sul territorio per la difesa del patrimonio ambientale, anche arboreo, chiedono di bloccare immediatamente il taglio delle piante, in attesa di ulteriori e opportune verifiche da parte di altri tecnici specializzati nel settore soprattutto attraverso indagini strumentali oggi a disposizione (tomografia sonica) sicuramente più attendibili rispetto al metodo V.T.A.

Qualora i due esemplari dovessero essere dichiarati a rischio caduta, anche da una seconda e più approfondita perizia, queste associazioni non avranno difficoltà a ritenere giusta la decisione di abbattimento.

Prima, però, occorre mettere in atto tutte quelle conoscenze, competenze e tecnologie utili per evitare che ciò accada.

Si spera pertanto che il parroco non sia precipitoso e dia alle associazioni il tempo necessario per eseguire le opportune indagini.

Perché questa chiesa senza cipressi non sarà più la stessa di prima, perché non si può eliminare, in un battito di ciglia, un patrimonio che appartiene all’intera comunità.