Taglio alberi su Via Don Minzoni a Rende, l’appello di Lipu Vas e Alberi Verdi

L’appello di Lipu Vas e Alberi Verdi ai Commissari prefettizi del comune di Rende per non abbattere i Pini domestici su Via Don Minzoni

L’appello di Lipu Vas e Alberi Verdi ai Commissari prefettizi del comune di Rende per non abbattere i Pini domestici su Via Don Minzoni

Una locandina riportante il logo del comune di Rende affissa lungo Via Don Minzoni avvisa i cittadini che nei prossimi giorni verranno tagliati i pini domestici presenti sui due lati della carreggiata.

Taglio alberi su Via Don Minzoni a Rende, l’appello di Lipu Vas e Alberi Verdi

Si, purtroppo i pini domestici di Rende sono giunti al loro capolinea! Dopo essere scampati al taglio nel mese di luglio scorso grazie ad un intervento della Lipu e del forum ambientalista per l’applicazione della Legge 157/92 che ne vieta l’abbattimento in periodo di nidificazione della fauna selvatica, sabato 20 si inizierà a dare il via alla mattanza voluta dall’ex Giunta Manna e ora programmata dai commissari prefettizzi che in realtà danno attuazione ad una delibera già approvata.

Sono alberi pericolosi a rischio caduta, di scarso valore estetico ed ornamentale che danno gravi problemi alla pavimentazione e ai marciapiedi sottostanti, così sembrerebbero le motivazioni che hanno portato a tale decisione. Verranno sostituiti, come già in parte è avvenuto per Via Leonardo Da Vinci, con alberi, o meglio alberelli, di Leccio.

Ad onore del vero occorre ricordare che questi pini domestici sono lì da almeno 60 anni e rappresentano un simbolo identitario della città e dei quartieri di Quattromiglia e Commenda in particolare. In questi anni hanno sequestrato tonnellate di anidride carbonica  e immesso altrettante quantità di ossigeno nell’aria.

Una sola pianta ha accumulato 2.236 kg di CO2 nel legno (fusto radici e rami) e sequestrato annualmente 101 kg di CO2 e immesso nell’aria 73,6 Kg di ossigeno, senza tener conto dell’anidride solforosa, biossido di azoto PM2,5 (particelle fini) sottratte (Ecologia Urbana 32 (1) 2020: 31-35). Queste stesse piante hanno dato rifugio, riparo e nutrito migliaia di uccelli appartenenti a diverse specie, anche protette, aumentando così la biodiversità urbana.

Ci chiediamo è proprio necessario eliminarle? Quanto impiegheranno le giovani piante di  leccio affinché forniscano questi stessi benefici ecosistemici? Almeno 30-40 anni!

Quindi tagliare e immettere al posto di… non è la stessa cosa.

Altro aspetto rilevante: la pericolosità! Certamente qualcuna di loro sarà inclinata ma non per questo occorre abbatterle tutte. Quante di loro in questi anni sono cadute per eventi atmosferici avversi o per altre cause, poche o forse nessuna. E allora di cosa parliamo! Le piante, soprattutto in questi ultimi anni, sono diventate delle vittime sacrificali in nome della sicurezza. Piuttosto gli amministratori, di qualsiasi colore politico, che si sono susseguiti in questi lunghi anni, avrebbero dovuto preoccuparsi di come far crescere una pianta in salute, di come potarla e non capitozzarla, di come far arieggiare le radici e non di cementificarle, ma questo è un altro discorso, è un concetto culturale, di competenza, quelle giuste.

Terzo capitolo: sollevamento e sconnessione dei marciapiedi per le radici affioranti. Anche questo è dovuto ad una cattiva gestione del verde urbano ascrivibile negli anni. Qualsiasi albero, anche i lecci, hanno bisogno di una fascia di rispetto che va oltre quella attorno al colletto dell’albero. Il sollevamento delle radici è una risposta della pianta alla compattazione e cementificazione del terreno circostante.

Oggi, per fortuna, ci sono delle tecniche innovative, una tra tutte il metodo “Vogt” che decompatta il terreno immettendo aria e sali minerali consentendo alle radici di affondare in profondità.

Metodo quest’ultimo che la Lipu, in occasione dell’incontro avvenuto nel mese di agosto con i Commissari prefettizzi, aveva proposto agli stessi dirigenti ma che evidentemente non hanno preso in considerazione.

Ora le associazioni scriventi chiedono ai Commissari di revocare la decisione di abbattere i pini, quanto meno quelli sani ed in asse, se vogliono possono ancora farlo. Se ciò accadrà saranno ricordati, ne saremo certi, come quei dirigenti che hanno bloccato una scellerata, quanto inopportuna delibera comunale e salvato decine, o forse un centinaio, di pini domestici nella città di Rende!